Le sorgenti: dove le troviamo?
(LO SPETTRO E.M.)
Una radiazione, nel senso appropriato del termine, è una emissione di energia di qualche genere da un punto dello spazio; il mezzo circostante attraversato, se è costituito di materia, fosse pure semplicemente l’aria, trattiene una parte della energia della radiazione che l’attraversa, con qualche effetto modificante, che può essere più o meno importante. Per essere esatti in termini fisici non sono radiazioni i campi elettrici ed i campi magnetici in vicinanza di macchine elettriche o di elettrodotti, perché, come tali, non rilasciano energia allo spazio circostante, anche se possono essere causa di effetti indesiderati, sui quali la scienza sta tuttora indagando. Talvolta gli effetti delle radiazioni, o quant’altro, sono voluti o inevitabili, talaltra sono inutili o addirittura indesiderabili. In ogni caso non possono essere ignorati, e quando possibile, è opportuno che possano essere tenuti sotto controllo, e diretti solo al miglior beneficio. Di radiazioni ce ne sono di origine naturale e di origine artificiale. Le une e le altre hanno effetti utili ed effetti indesiderati; sta nella nostra intelligenza ed abilità servirci, limitatamente al necessario, di quelle al momento utili ed evitare le altre. Per chiarire il concetto, la radiazione solare fa molto comodo se finisce su pannelli fotovoltaici, molto meno se finisce senza adeguate protezioni sulla nostra pelle. I raggi X sono utili in un ospedale o nello studio del dentista, ma possono essere nocivi per il tecnico di radiologia che manovra la macchina del reparto o per il dentista quando essi non siano sottoposti ad esami medici (talvolta capita pure a loro). Oggigiorno gli impieghi delle radiazioni sono divenuti innumerevoli, ed anche le loro sorgenti sono disponibili in una varietà molto ricca. Ciò ha comportato, comporta e comporterà una cura attenta al controllo della situazione. Come già detto in altra occasione, molte delle radiazioni oggi presenti nei nostri ambienti, di lavoro o di vita, sfuggono ai nostri sensi (la figura ci mostra la parte delle radiazioni del solo tipo elettromagnetico ed è evidente come quelle percepite dai nostri sensi siano una porzione modesta); quindi occorre introdurre procedure e mezzi che ci permettano di rivelarle e misurarle, per adottare adeguati comportamenti protettivi (si veda anche la sezione "la sorveglianza fisica"), qualora necessari. È tanto vero tutto questo che sarebbe semplicistico e superficiale cavarsela mettendo al bando il “radioattivo”, inteso come fonte di radiazioni costituito di parti materiali ben identificabili e limitate nello spazio; intanto dovremmo rinunciare anche a quello di utile che, indiscutibilmente, ne ricaviamo, in campo industriale oltre che sanitario. Inoltre oramai è tardi. Molte delle sorgenti utilizzate finora e giunte a fine vita utile, stanno finendo nei rifiuti o nei rottami riutilizzabili,in particolare rottami metallici, tanto che la Comunità Europea ha dovuto emettere una apposita Direttiva per mettere sotto sorveglianza e controllo anche questa situazione.
Un discorso particolare merita il gas radioattivo radon di origine naturale ed ubiquitario, che peraltro va tenuto sotto controllo seguendo particolari regole, tra le quali le rilevazioni con rivelatori a tracce nucleari o con elettreti. Si tratta in ambedue i casi di rivelatori passivi, che si tengono esposti per periodi lunghi, anche di mesi, in modo da mediare le variazioni periodiche di concentrazione nell'aria. i, Tecniche di prelievo dell'aria attraverso filtri e successivo conteggio sono meno pratici e necessariamente più costosi (ammortamento della strumentazione, retribuzione del tecnico che esegue il prelievo). In Italia, come in altri paesi, esistono norme da applicare, anche nei comportamenti consapevoli dei cittadini sottoposti al rischio.